In questo periodo sempre più numerosi e pericolosi sono i campanelli d’allarme riguardanti il cambiamento climatico e la salute del nostro Pianeta. Per tale motivo l’adozione di comportamenti sostenibili è da considerare non solo un dovere, ma una necessità, in tutti i campi della nostra vita e del sistema produttivo.

L’industria alimentare è uno dei principali ambiti in cui scelte responsabili devono essere all’ordine del giorno. Ma cosa significa industria alimentare sostenibile, e come possiamo assicurarci di rendere questo settore tale?

La sostenibilità e il Green Deal

Prima di parlare di industria alimentare sostenibile, è bene capire cosa significhi precisamente sostenibilità. Questo modello di sviluppo mira a ripristinare l’equilibrio globale tra uomo ed ecosistema e si articola su tre dimensioni:

  • la sostenibilità economica, ovvero la potenzialità di un sistema economico di generare lavoro e reddito in modo duraturo;
  • la sostenibilità ambientale, cioè la tutela dell’ambiente e delle risorse rinnovabili, riducendo al minimo l’impatto ambientale dei sistemi economico-produttivi;
  • la sostenibilità sociale, intesa come tutela dei diritti umani e garanzia di un benessere equamente distribuito.

A tale scopo, gli Stati membri dell’Unione Europea hanno firmato il Green Deal, un patto che ha come obiettivo il raggiungimento della neutralità climatica in Europa entro il 2050, la riduzione delle emissioni di gas serra del 55% nel 2030 e in generale l’adozione di comportamenti sostenibili in tutti gli ambiti.

La strategia “dai campi alla tavola”

Nell’ambito dei progetti di sviluppo e promozione dell’industria alimentare sostenibile, la Commissione Europea ha presentato a maggio 2020 la strategia “dai campi alla tavola”, un approccio integrato che si inserisce nel contesto del Green Deal e pone  obiettivi sfidanti da raggiungere entro il 2030:

  • dimezzare l’uso dei pesticidi chimici e degli antimicrobici usati per gli animali da allevamento e per l’acquacoltura
  • ridurre del 20% l’uso dei fertilizzanti
  • trasformare in agricoltura biologica almeno il 25% della superficie agricola

Viene inoltre proposta l’introduzione di un’etichettatura più chiara e visibile sull’imballaggio dei prodotti alimentari, al fine di garantire prodotti nutrienti e sicuri a prezzi economici per tutta la popolazione.

La Commissione Europea chiede anche che l’industria alimentare si impegni per contribuire all’abbattimento degli sprechi alimentari del 50%. Ad oggi risulta infatti che il 20% del cibo prodotto venga scartato.

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I consumatori chiedono più responsabilità ambientale

L’adozione di comportamenti sostenibili nell’industria alimentare non porta benefici soltanto all’ambiente, ma anche alle aziende stesse. Negli ultimi anni infatti, la sostenibilità dei prodotti è diventata uno dei fattori fondamentali nelle scelte compiute dai consumatori.

Secondo lo studio “Osservatorio Packaging del Largo Consumo” condotto da Nomisma con l’Università di Padova, la sostenibilità ambientale è una priorità per i consumatori italiani, e le difficoltà create dalla pandemia non hanno modificato questo comportamento: nel 2020 infatti, il 33% degli italiani ha aumentato la sensibilità verso la salvaguardia ambientale, contro un 4% che l’ha diminuita.

Nell’ambito delle scelte dei consumatori sui prodotti dell’industria alimentare, la sostenibilità del packaging si rivela un fattore decisivo e quindi molto importante da considerare in fase di produzione. La tematica ambientale che maggiormente preoccupa gli italiani è infatti, all’87%, l’impatto della plastica sull’ambiente.

A seguire troviamo altri fattori quali il cambiamento climatico, la produzione e lo smaltimento dei rifiuti, le microplastiche presenti in alimenti e bevande e  l’esaurimento delle risorse naturali .

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La ricerca approfondisce le abitudini di consumo quotidiano, rivelando un comportamento di acquisto etico comune tra i consumatori: il 54% degli intervistati ha dichiarato che si orienta verso prodotti realizzati con metodi sostenibili, il 50% prodotti a km 0 e il 51% alimenti a marchio bio.

A proposito del packaging, il 65% dei consumatori preferisce alimenti con meno imballaggio, il 59% sceglie quelli con un packaging più sostenibile, il 57% vuole ridurre gli acquisti di prodotti con plastica vergine non riciclata. Solamente il 7% degli italiani non si interessa della confezione in cui il prodotto è contenuto prima dell’acquisto.

Un’altra strategia che le aziende delle industrie alimentari farebbero bene ad adottare, è quella di fornire maggiori informazioni al consumatore. L’indagine citata riporta infatti una volontà da parte degli italiani di essere più informati sul prodotto da acquistare.

In particolare, si richiedono nozioni sulle modalità di riciclo della confezione, percentuale di materiale dell’imballaggio prodotta con fonti rinnovabili, quantità di plastica ridotta, emissioni di CO2 risparmiate per la produzione e azioni di tutela ambientale portate avanti dal produttore .

Per tutte queste scelte, i consumatori si dichiarano disposti a spendere anche il 5-10% in più rispetto ad un prodotto non sostenibile.

I 4 pilastri di un’industria alimentare sostenibile

Dopo aver visto in cosa consiste la sostenibilità e come questa porti vantaggi all’ambiente, al consumatore  e agli attori dell’industria alimentare che scelgono di adottarla, parliamo dei cosiddetti 4 pilastri che rendono un’industria alimentare sostenibile a tutti gli effetti:

  • Ambientale: l’industria alimentare deve consumare risorse nel limite proporzionato alla capacità di tali risorse di rigenerarsi. I rifiuti prodotti non devono essere superiori ai quantitativi che l’industria può riciclare o smaltire in modo sostenibile. Fondamentali anche la preservazione della biodiversità e l’uso limitato di combustibili fossili.
  • Sociale: Ai lavoratori devono essere garantiti i basilari diritti. Le condizioni lavorative devono essere salutari e sicure. La coesione sociale va favorita, evitando la creazione di differenze sociali e di genere.
  • Economico: l’industria alimentare deve mantenere i propri parametri economici costanti e ridistribuire la ricchezza che genera sul territorio in cui opera in modo equo, senza sfruttarlo, bensì valorizzandolo. Le risorse devono essere usate in modo cauto.
  • Etico: Tutti i lavoratori dell’industria alimentare devono essere ricompensati in modo equo, e il prodotto finale deve risultare sostenibile e di alta qualità. Agli animali da allevamento devono essere garantite condizioni dignitose.

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La sostenibilità alimentare passa anche dal riciclo

Per garantire gli standard di sostenibilità, negli ultimi anni il comparto dell’industria alimentare ha intrapreso una corsa alla dismissione della plastica e all’introduzione di materiali eco-friendly nei processi produttivi.

La riorganizzazione in chiave ecologica delle tecnologie e dei modelli di produzione ha avuto benefici sulla riduzione dell’impatto ambientale, rivelandosi vantaggiosa anche in termini economici. L’ultima sfida è quella di incrementare il riciclo dei rifiuti liquidi, supportando la loro conversione in energia.

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